
Oggi trattiamo, grazie al Dott. Stefano Beschi, un importante argomento, quello relativo alla Vitamina D. Leggiamo il suo articolo a riguardo, insieme a dei preziosi consigli.
La vitamina D è una vitamina liposolubile presente in natura sotto forma di vitamina D2 (ergocalciferolo, nei vegetali) e di vitamina D3 (colecalciferolo, negli animali), entrambe le forme dall'attività biologica molto simile. L’interesse verso questa vitamina negli ultimi anni sia in ambito clinico che sportivo è cresciuto in modo notevole. La sempre maggior attenzione nasce da numerose pubblicazioni scientifiche che ne hanno messo in luce la sua importanza non solo per il mantenimento della massa ossea, funzione questa ben conosciuta, ma anche sotto molti altri aspetti legati alla salute dell’individuo e, nello sport, alla salute dell’atleta e alla prestazione.
La vitamina D, per la sua attività regolatoria sul muscolo scheletrico, intestino, polmone, cellule del sistema immunitario, sistema nervoso si è dimostrata più simile a un ormone rispetto a una “semplice” vitamina.
Il Suo fabbisogno giornaliero potrebbe essere interamente soddisfatto dalla produzione del nostro corpo a seguito dell’esposizione ai raggi solari UVB, esposizione che da il via a una serie di reazioni chimiche che terminano con l’ottenimento della forma attiva della vitamina: la 1,25 (OH) vitamina D.
Il problema nasce dal fatto che la sua sintesi è influenzata da numerosi fattori quali in particolare: l’età, la composizione corporea, la posizione geografica, il clima, l’utlizzo di creme protettive per l’esposizione al sole, colore della cute, la composizione corporea del soggetto, ecc.
A tal proposito è bene notare che durante l’inverno la vitamina D non riesce a essere sintetizzata a latitudini superiori al 35° parallelo nord - sud (quindi anche in Italia). La carnagione della pelle è un altro fattore importante, soggetti con carnagioni scure tendono ad avere bassi livelli di vitamina D a causa dell'abbondanza di melanina che da un lato protegge in modo naturale dai raggi del sole ma dall'altro può rappresentare un ostacolo alla produzione di vitamina D soprattutto a certe latitudini.
Inoltre, viste le molte variabili da considerare (età, composizione corporea, periodo dell’anno, luogo di residenza, ecc) diventa difficile dire quanto tempo bisognerebbe rimanere esposti al sole, in generale alla luce di quanto indicato dalla letteratura si potrebbe raccomandare un’esposizione giornaliera di cira 15 minuti nelle ore centrali della giornata.
Se non vi è adeguata esposizione al sole, diventa difficile soddisfare i fabbisogni tramite l’alimentazione in quanto si possono trovare buone quantità di questa vitamina solo in alcuni alimenti. Tra questi si possono ricordare alcune tipologie di pesce come sgombro, salmone, tuorlo d’uovo e funghi soprattutto se sono stati raccolti in zone adeguatamente esposte al sole. Esistono oggi anche numerosi alimenti fortificati quali ad esempio alcuni tipi di latte, yogurt e cereali del mattino.
A seguito delle problematiche sopra esposte, a oggi la deficienza di vitamina D risulta essere particolarmente diffusa.
In particolare un insufficiente livello di vitamina D (viene dosata come 25 (OH) vitamina D in quanto considerata questa come il miglior marcatore) compromette la salute dell’osso, peggiora l’attività del sistema immunitario, la forza muscolare ed ha un influenza negativa sulla performance fisica.
Quando si parla di “deficienza” o di “insufficienza” di vitamina D si’intendono dei valori di 25(OH) vitamina D inferiori rispettivamente a 30 -32 ng/ml e 20 ng/ml.
La prevalenza di deficienza o insufficienza di vitamina D tra gli atleti è molto variabile in riferimento alla tipologia di sport (discipline praticate all’aperto o al chiuso), periodo dell’anno, orari d’allenamento e localizzazione geografica.
Inoltre vanno considerate le caratteristiche proprie dell’atleta come ad esempio la pigmentazione cutanea, come già detto la carnagione scura espone gli atleti a maggior rischio di condizioni di insufficiente/deficienza di vitamina D.
Diversi studi condotti sugli atleti indicano che la presenza di livelli ematici di vitamina D non ottimali espongono gli atleti a maggior rischio di fratture da stress, malattie respiratorie, ritardo nella ripresa da eventuali infortuni muscolo-scheletrici, ecc. La supplementazione con vitamina D e/o una maggior esposizione al sole si è dimostrata efficace nel migliorare queste condizioni.
In conclusione alla luce delle più recenti indicazioni della letteratura, la vitamina D non dovrebbe più essere considerata solo per il suo effetto sul metabolismo del calcio e del fosforo (e quindi sulla massa ossea), ma per i suoi numerosi effetti sull’organismo compreso il muscolo scheletrico. Focalizzando l’attenzione sugli atleti, in accordo con quanto affermato anche nella recente conferenza dell’International Sport Exercise Nutrition (ISENC) che si è tenuta nel mese di Dicembre a Newcastle, sarebbe auspicabile prevedere un adeguato monitoraggio stagionale (ad esempio dosandola 2-3 volte nell’arco dell’anno), in particolare tra gli atleti che svolgono la propria attività al chiuso (indoor), che hanno una carnagione scura, che si allenano al mattino presto o la sera e che abitano a latitudini superiori al 35° parallelo nord - sud (quindi anche l’Italia).
La combinazione di una adeguata supplementazione e di una maggior esposizione al sole, soprattutto nei mesi primaverili/estivi dovrebbe essere in grado di riportare i valori di vitamina D a livelli di normalità (> 30 ng/ml). Sebbene gli eccessi di questa vitamina siano molto rari una eventuale supplementazione dovrebbe essere come sempre individualizzata e valutata dal medico. In generale potrebbe essere buona indicazione quella di introdurre nella propria alimentazione alcuni alimenti fortificati con vitamina D (es. yogurt, latte, ecc) oggi a disposizione dei consumatori.
Bibliografia
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